
In questi giorni hanno accusato molto il mondo ultras, ci hanno riempito di critiche e insulti. Alcune cose sono vere, per carità, ma ciò che più mi da fastidio è che a rincarare la dose è sempre gente che non ne capisce un cazzo di questo mondo...l'ultras è ancora un'altra cosa rispetto a quello che vi fanno vedere, la mentalità ultras è ben diversa da quella descritta dall'ipocrisia e dalle chiacchere dei media. Fidatevi......
Riporto qui di seguito un bella riflessione trovata in rete:
L'ULTRAS non ha un nome per il mondo esterno, solo gli amici lo conoscono. L'ULTRAS non ha volto, spesso una cappuccio gli copre la testa, una sciarpa la bocca. L'ULTRAS non si veste in modo normale, non segue le mode, boccia le novità. Quando sale su un treno, cammina su un marciapiede anche se non ha vessilli della propria squadra, lo riconosci. L'ULTRAS attacca se attaccato, aiuta nel bisogno. L'ULTRAS non smette di essere tale appena si toglie la sciarpetta o rientra a casa dopo una trasferta, continua a lottare 7 giorni su 7. L'ULTRAS veterano da l'esempio a quello giovane, e quello giovane rispetta il veterano. L'ULTRAS giovane è fiero di stare al lato del veterano, di imparare dalle sue critiche e inorgogliosirsi dai sui complimenti. Quando la gente guarda un ULTRAS non lo capisce, e lui non vuol essere capito dalla gente, non dà spiegazioni sul suo modo d'essere. Ogni ULTRAS è diverso, c'è quello che veste solo materiale ultras e della sua squadra e quello che non ha neanche una maglietta del gruppo. C'è quello che si muove solo con il gruppo e quello che fa gruppo per se. Gli ULTRAS sono diversi ma li unisce l'amore per la propria squadra, la tenacia nel resistere oltre 90 minuti in piedi sotto la pioggia o al freddo, li unisce il riscaldarsi con un coro cantato a squarciagola, li unisce la sicurezza dell'amico che gli dorme accanto sul treno che ti riporta dalla trasferta, li unisce la passeggiata goliardica nella città avversaria, li unisce la gioia di partire per una trasferta e la stanchezza del ritorno, li unisce quel panino diviso in due dopo ore di digiuno, li unisce quella sigaretta offerta nello scompartimento e ridata in curva, li unisce quella litigata sull'esterno sinistro panchinaro fatta nella penombra di un treno notturno, li unisce quello squardo dopo uno scontro, li unisce la mentalità. L'ULTRAS è l'eccezione alla regola, è l'inaspettato che ti sorprende, è la sorpresa che ti smorza il sorriso quando pensi di averla fatta franca. L'ULTRAS è anche il braccio che ti tira sul vagone prima che si chiudano le porte. L'ULTRAS non è violenza gratuita, è la difesa intransigente di uno stile di vita messo in pericolo da biglietti nominativi, dalle pay-tv, dall'imborghesimento delle nuove generazioni, dalla tv spazzatura e, soprattutto, dalla repressione. L'ULTRAS è questo e molto altro, altri sentimenti non rinchiudibili in parole, incomprensibili alla gente comune che preferisce vivere dietro un vetro piuttosto che infrangerlo e entrare nella realtà, fredda e piovosa.
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